Giochi da fare all’aperto: la settimana

gioco della settimana

Un classico che più classico non si può. ! Quanto ci abbiamo giocato da piccole! E se ci penso, magari ‘i giovani d’oggi’ non lo conoscono nemmeno…

Materiali:
Condizione essenziale: trovare un marciapiede sicuro, dove non passino le automobili, possibilmente in un cortile interno.
Gessetti colorati giganti.
Un sasso abbastanza resistente (in modo che non vada in pezzi lanciandolo).
Come si gioca:
Si fa la conta per vedere chi inizia per primo.
Il primo, al suo turno, lancia il sasso sul primo giorno della settimana: il sasso, per ritenere valido il lancio, deve ricadere nel centro del riquadro e non toccare le linee. Il giocatore saltella su una gamba sola dentro la casella del giorno, raccoglie il sasso sempre su una sola gamba, si gira e ritorna indietro saltellando sempre su una sola gamba, facendo attenzione a non calpestare le linee della casella.
Se il sasso o il piede toccano le linee, allora il bambino passa il turno al secondo giocatore e riazzera il suo percorso, riportandolo al punto di partenza.
Altrimenti lancia nuovamente il sasso, cercando di lanciarlo nella seconda casella.
In pratica: tutte le volte il sasso andrà lanciato dentro la casella del giorno, fino a raggiungere l’ultimo. La difficoltà sta nel prendere bene la mira, in modo che il sasso raggiunga la parte centrale delle caselle, senza toccare le righe. E consiste anche nel saltellare su una gamba sola, sempre senza calpestare le righe.
Vince chi raggiunge per primo l’ultimo giorno della settimana e riesce a tornare indietro senza fare nessun errore, nè con il piede, nè col sasso.

Fonte: mammafelice.it

Giochi all’aperto: i 10 passaggi

dieci passaggi

I giochi con la palla sono sempre piaciuti. Poi da piccole chi non guardava Mimì e sua cugina Mila, e quindi la pallavolo, in primis, era un gioco quasi quotidiano: ci si metteva da una parte all’altra del cancello (che rappresentava la rete) e giù a sfinirci di schiacciate, battute ‘Attack!’ e a volo di colombo… ehhh, quelli sì che erano cartoni animati!

E allora perchè non ritornare ai vecchi giochi, distraendo così i bambini da quella tecnologia che li tieni attaccati pomeriggi interi?

Al di là della pallavolo, comunque, ci sono tantissimi giochi da fare con la palla. Uno dei miei preferiti è il gioco dei dieci passaggi: permette di muoversi molto, richiede gioco di squadra ed è ideale per far stancare i bambini un pomeriggio d’estate.
Materiali:
Una palla da pallavolo o un pallone leggero;
Eventuali fazzoletti o strisce di stoffa colorata per distinguere le due squadre.
Come si gioca:
Ci si divide in due squadre con lo stesso numero di giocatori e si fa la conta per vedere chi inizia. La squadra che ha in mano la palla deve cercare di realizzare dieci passaggi consecutivi di palla, facendo dei passaggi al volo tra i componenti della sua sqyadra. Se la palla cade a terra i passaggi di palla si riazzerano e si ricomincia a contare da zero.
La squadra avversaria nel frattempo cerca di intercettare la palla: se ci riesce, può iniziare a sua volta la serie di dieci passaggi.
Tutte le volte che una squadra porta a termine la serie di dieci passaggi, guadagna un punto. Vince la squadra che per prima riesce a terminare tutti e dieci i passaggi.

Fonte: mammafelice.it

Come fare le piadine insieme ai bambini

piadine insieme ai bimbi

Passa del tempo coi bambini anche in cucina: fai le piadine insieme a loro. Scopri come personalizzare e fare tanti tipi di piadine diverse insieme ai bambini.

Difficoltà: facile

Costo: basso

Categoria: Preparazioni di base

Cucina: italiana

Porzioni: 4

Cottura: Padella

Tempo preparazione: 30+30 min

Tempo cottura: 15 min

Tempo totale: 45+30 min

Vegetariana
Preparare le piadine insieme ai bambini è facile e divertente, soprattutto perchè l’impasto può essere personalizzato, creando un assortimento da farcire in tanti modi diversi.

Per l’impasto delle piadine infatti possiamo utilizzare ad esempio

farina bianca
farina integrale
un mix di farine di cereali
farina di grano saraceno
farina di farro
farina di avena
Nelle piadine normalmente si utilizza lo strutto come elemento grasso, ma potete tranquillamente sostituire con l’olio di oliva

Per creare le piccole bolle di lievitazione, tipiche delle piadine, aggiungiamo un pizzico di bicarbonato nell’impasto. Per dare la forma invece possiamo utilizzare il bordo di una teglia rotonda delle dimensioni che preferite.

Lasciate ai bambini la libertà di pasticciare e creare le loro forme, ricordando che cucinare insieme ai bambini è sempre un’occasione per stare insieme e crescere.

Ingredienti:
500 g di farina (o mix di farine a scelta)
1 tazzina di olio extravergine di oliva
la punta di un cucchiaino di sale
1 pizzico di zucchero
la punta di un cucchiaino di bicarbonato
200 ml circa di acqua tiepida
Attrezzi: Terrina, mattarello, padella antiaderente
Procedimento:

Setacciate la farina in una grande terrina e unite nel centro l’olio, il bicarbonato e l’acqua tiepida nella quale avrete sciolto il sale e lo zucchero.
Incorporate la farina partendo dal centro verso l’esterno poi proseguite impastando a mano fino ad ottenere un impasto consistente e liscio.
Fatene una palla, chiudete la terrina con la pellicola trasparente e fate riposare per una mezzora.
Trascorso il tempo riprendete l’impasto delle piadine e dividetelo in quattro parti. Stendete ognuna con il mattarello, sul piano infarinato, nello spessore più sottile possibile.
Ritagliate la forma rotonda delle piadine aiutandovi con il bordo di una teglia rotonda, delle dimensioni che preferite.
Mettete a scaldare una padella grande antiaderente e quando è ben calda cuocete ogni piadina a fiamma vivace, da entrambi i lati per circa 5/6 minuti.
Una volta cotte le piadine possono essere farcite nel modo che preferite, sia con un ripieno salato che dolce e anche conservate ben chiuse in una carta per alimenti.
Le piadine sono un’ottima idea per una pausa pranzo nutriente ma sana.

Fonte: deabyday.tv

Come vestire i bambini per una cerimonia

vestiti di cerimonia

Qualche prezioso consiglio per vestire i bambini per una cerimonia, conciliando le esigenze di stile con la comodità, senza spendere una fortuna.

Vestire i bambini per una cerimonia qualche volta può essere impegnativo soprattutto perchè con l’arrivo della bella stagione si moltiplicano le occasioni di ricevere un invito da amici, parenti o colleghi.

Matrimoni, comunioni, battesimi sono tutte occasioni in cui occorre l’abito giusto, anche per i bambini. Ma il giusto è sempre indice di misura e sobrietà.
Alcuni consigli possono aiutarvi a vestire i bambini per una cerimonia, conciliando esigenze di stile, con le inevitabili esigenze di bilancio, senza dimenticare la comodità.

Innanzitutto occorre tenere presente il tipo di invito che avete ricevuto :

se siete invitati per una cerimonia molto formale in una location prestigiosa oppure un raduno informale ad esempio in campagna
Nel primo caso sarà necessario vestire i bambini con una maggiore attenzione allo stile ma senza esagerare. Date la preferenza a

abiti semplici – perchè la semplicità è la prima caratteristica dell’eleganza
che possano essere indossati anche in altre occasioni
che possano essere integrati con accessori e scarpe che già avete
Oppure acquistate solo qualche accessorio nuovo da abbinare a un abito che già avete, come ad esempio un gilet o una giacchina eleganti.

Puntate sulla pettinatura, utilizzando dei bei fermagli per i capelli, un cravattino speciale, un cappellino.
Per i maschietti: una camicina bianca, indossata su un pantalone scuro. Un accessorio come un gilet, una cravattina e i capelli ben pettinati.
Per le femminucce: un vestitino semplice con una giacchina. Una borsetta in tinta con le scarpe e un bel cerchietto o fermaglio per i capelli.
Vale la pena di ricordare che lo stesso abito può essere utilizzato in occasioni diverse, modificando solo gli accessori. E considerate anche quanto in fretta crescono i bambini quando scegliete la taglia.

In tutti i casi di inviti a cerimonie informali potete vestire i bambini puntando più alla comodità, con abiti di taglio sportivo, aggiungendo in caso qualche dettaglio speciale. Anche le scarpe sportive possono andar bene, sempre però ben pulite e in ordine.

Nei negozi di abiti vintage spesso si trovano abiti eleganti e unici per i bambini e soprattutto a prezzi molto vantaggiosi. Potete dare un’occhiata anche per trovare degli accessori speciali da abbinare.

Fonte: Paola Caselli per deabyday.tv

Il diabete gestazionale

diabete in gravidanza

Il diabete gestazionale é un disturbo che colpisce le donne durante i 9 mesi di gravidanza, in particolare quelle in sovrappeso o sopra i 35 anni. Per diagnosticarlo é sufficiente un esame del sangue.

Il diabete mellito gestazionale é un disturbo che interessa la gravidanza e può intervenire in qualsiasi momento della gestazione (in particolare, però, dalla fine del secondo trimestre in avanti) mettendo a rischio la salute della mamma e del bambino. Si tratta di una situazione temporanea (generalmente il problema tende a risolversi spontaneamente al termine dei nove mesi) durante la quale l’organismo sembra non essere più in grado di produrre l’adeguata quantità di insulina atta a far sì che il glucosio non si accumuli nel sangue ma venga, dopo la digestione, assorbito e trasformato in energia.
Tra le principali cause, la produzione di un ormone da parte della placenta, il Lattogeno Placentare, che interferisce con l’azione dell’insulina.
Colpisce, solitamente, donne con più di 25 anni di età , il più delle volte in sovrappeso prima della gravidanza o che già abbiano avuto familiarità con la malattia.

UN DISTURBO ASINTOMATICO
Sebbene il diabete gestazionale sia un disturbo per lo più asintomatico, esistono alcuni indizi che possono accendere il campanello d’allarme:

Aumento immotivato della sete

Aumento (o perdita) immotivato dl peso a fronte di un’alimentazione regolare
Nausea e vomito
Gonfiore a gambe, mani e viso

CONSEGUENZE PER IL BAMBINO
Tenuto sotto controllo anche attraverso la dieta e l’esercizio fisico, il diabete gestazionale non causa particolari problemi al nascituro che nella maggior parte dei casi nasce sano e senza problemi.
Tra i rischi potenziali, però, qualora la situazione non venissi diagnosticata in tempo e monitorata:

macrosomia del neonato che nasce con un peso superiore alla media rendendo il più delle volte necessario il parto cesareo.
Ipoglicemia del neonato che nei casi più gravi potrebbe rendere necessario una trasfusione di glucosio nel sangue
Ittero neonatale.
Maggiori possibilità di diabete e obesità del bambino.

LA CURVA GLICEMICA. UNO STRUMENTO PER LA DIAGNOSI
Sebbene il livello della glicemia nel sangue sia, normalmente, monitorato durante tutta la gravidanza attraverso semplici esami del sangue, un esame specifico che viene prescritto generalmente tra 24° alla 28° settimana di gestazione é la cosiddetta minicurva glicemica. Consiste in un prelievo di sangue indolore e non invasivo ripetuto due volte: la prima volta a digiuno e la seconda dopo aver fatto bere alla paziente 50 gr di glucosio.
Il valore ottenuto, per escludere la presenza di diabete gestazionale, non dovrà superare i 140mg/dl.
In caso contrario, alla gestante verrà prescritta la maxicurva glicemica che prevede 4 prelievi nel giro di un’ora con un carico di glucosio di 100 gr. Si parla di diabete se vengono rilevati almeno due dei seguenti valori:

a digiuno superiore a 95mg/dl
dopo un’ora superiore a 180mg/dl
dopo due ore superiore a 155 mg/dl
dopo 3 ore superiore a 140mg/dl

Fonte: bambinopoli.it

Sonogram party: quando il party nascita si fa con l’ecografo a ultrasuoni

ecografo

Una volta era un semplice baby shower, oggi il party per il bambino non è completo senza ecografo a domicilio

Un tempo per festeggiare l’arrivo di un bambino bastava fare una festicciola con le amiche, qualche regalino e dolcetti dai colori pastello.

Poi venne il baby shower: il party nascita ha assunto i toni di un vero e proprio evento, in casa o in un locale, e sono nate anche delle agenzie che si occupano proprio di organizzare i baby shower.

L’evoluzione non si arresta e se qualche tempo fa le polemiche fioccarono per l’aumento dei party del feto, feste dove protagonista non è il bambino e nemmeno la mamma, ma le ecografie del bebè che vengono regalate a parenti e amici e diventano addirittura protagoniste di gadget e regalini, oggi arriva una nuova “americanata”: il sonogram party.

Le caratteristiche di un sonogram party sono: finger food, bevande analcoliche, torte di pannolini, regalini, palloncini e…. una postazione ecografica di tutto rispetto, dotata di sonda, monitor tridimensionale e stampante.

Il momento clou della festa non è quindi lo spacchettamento dei regali, nè quello in cui si taglierà la torta a forma di gigantesco pancione, ma quello in cui il pancione (vero) della mamma verrà scoperto per fare un’ecografia pubblica, quando tutti potranno sentire il battito del cuore del bambino e alla fine si stamperanno immagini ecografiche da regalare ai presenti.

Inutile dire che negli Stati Uniti le richieste per questo particolare tipo di baby shower sono in aumento e fioccano le agenzie specializzate in sonogram party. Generalmente queste agenzie offrono il servizio di ecografia a un costo di molto inferiore a quello di uno studio privato, ma ci tengono a precisare che l’ecografia fatta alla festa non sostituisce in alcun modo un controllo ecografico di routine. Immediata la risposta dell’American College of Radiology e della Food and Drug Administration americana che ribadiscono che gli ultrasuoni non vanno mai usati per puro divertimento e per ragioni che non siano strettamente mediche.

Fonte: pianetamamma.it

 

Decalogo del piccolo bevitore

come far affrontare l'estate

10 regole per mantenere idratato il tuo bambino durante l’estate

In viaggio

I bambini da 1 a 5 anni, d’estate, sono più a rischio di disidratazione. Quando fa caldo, infatti, si ha una maggiore perdita di acqua, vitamine e sali minerali. Il tuo piccolo, occupato com’è a giocare e a divertirsi, non si fermerebbe mai. Pensaci tu, quindi. Ogni tanto, offrigli da bere: almeno un litro al giorno fino a 3 anni e uno e mezzo oltre questa età. Segui il decalogo del piccolo bevitore.

1 In vacanza, porta sempre con te una bottiglia di acqua, in spiaggia o durante le passeggiate.

2 Durante il pranzo e la cena, riempigli più volte il bicchiere ed evita di dargli l’acqua gassata se ha meno di 10 anni.

3 Qualche volta sostituisci l’acqua con del tè fatto in casa.

4 Puoi anche aggiungere all’acqua alcune gocce di limone (ma senza esagerare).

5 Prepara il cocomero tagliato a cubetti, mettilo in un contenitore e offrilo al bimbo a metà mattina e a metà pomeriggio.

6 Metti sempre in tavola frutta e verdura, alimenti ricchi di acqua, fibra, vitamine e sali minerali.

7 Alla merenda pomeridiana puoi aggiungere un ghiacciolo o una granita.

8 Non sostituire la frutta fresca con i succhi di frutta: non contengono fibra, ed essendo prodotti conservati hanno una quantità ridotta di vitamina C.

9 Spesso i bambini preferiscono all’acqua le bevande zuccherate che apportano molte calorie: cola, aranciate, bibite gassate e succhi industriali possono essere consumati solo saltuariamente.
Un bicchiere di cola, per esempio, fornisce circa 110 kcal e arriva a coprire il 10% del fabbisogno calorico di un bimbo.

10 In alternativa esistono le cosiddette bevande light, con dolcificanti al posto dello zucchero: sono sconsigliate ai bimbi sotto i 3 anni, e per i più grandicelli è raccomandato un consumo estremamente moderato.

Fonte: quimamme.leiweb.it

Vacanze con i bambini, prepariamo la valigia

preparare la valigia

State per partire con i vostri pargoli per l’agognata vacanza? Controllate se avete messo in valigia tutto il necessaire per il viaggio.

Viaggiare con i bambini, qualunque sia la loro età, può essere un piacere molo stancante per i genitori. Federica Brunini, autrice de “Il manuale della viaggiatrice” (Morellini Editore) illustra che cosa mettere in valigia per affrontare gli spostamenti in compagnia dei pargoli semplificandosi al massimo la vita.

Per cominciare è necessario avere presente che anche i più piccoli, come i grandi per altro, hanno i loro limiti e questi vanno rispettati non pretendo troppo da loro e che, per esempio, è più semplice spostarsi verso una destinazione che non richieda il cambio del fuso orario piuttosto che il contrario.

pigiama, pantaloni
Ricordatevi di mettere in valigia: pigiama, magliette, pantaloni, body o canottiere, calze, giacca. Una felpa o un maglione con il cappuccio (protegge orecchie e collo dall’aria condizionata e i capelli dalla sporcizia dei poggiatesta pubblici). Scarpe e sandali (se andate al caldo), costume da bagno e accappatoio.

Capi e accessori strategici e multiuso: bandana (che può diventare cappello, sciarpa, cintura e gioco oltre che sacchetto) e copertina o sciarpona più pesante (telo, coperta, gioco, ecc.).

A partire dai 5, 6 anni è utile (e anche divertente) che il bambino abbia una sua piccola valigia o uno zainetto che si preparerà e trasporterà da solo, per imparare a scegliere cosa portarsi calibrando anche le sue forze.

In aereo con i bambini: come regolarsi con i liquidinel bagaglio a mano

Le regole anti terrorismo dicono che la quantità massima di liquidi che si può portare con il bagaglio a mano è di 100 ml. Anche il contenitore (es. il biberon) deve essere da 100 ml.
Il contenitore inoltre dovrà essere inserito in un sacchetto di plastica trasparente e richiudibile, di capacità non superiore a 1 litro (ovvero con dimensioni pari ad esempio a circa cm 18 x 20).
Dovrà essere possibile chiudere il sacchetto con il rispettivo contenuto (cioè i recipienti dovranno poter entrare comodamente in esso). Per ogni passeggero (infanti compresi) sarà permesso il trasporto di un solo sacchetto di plastica delle dimensioni suddette.
Possono essere trasportati al di fuori del sacchetto, e non sono soggetti a limitazione di volume, le medicine ed i liquidi prescritti a fini dietetici, come gli alimenti per bambini (es. gli omogeneizzati).
Il limite del 100 ml non vale per i liquidi acquistati dopo i punti di controllo, cioè al bar del gate tanto per intenderci. Quindi potete portare per es. il biberon vuoto e poi riempirlo con l’acqua della bottiglietta acquistata dopo il punto di controllo.
Non ci sono invece limiti per i liquidi inseriti nel bagaglio da stiva (quello consegnato al check-in per essere ritirato nell’aeroporto di destinazione)

biberon
Per affrontare il viaggio: biberon, ciuccio (se lo usa), pannolini, biscotti o snack per la merenda, un maglioncino, salviette umidificate o spugna, una bottiglia d’acqua, il gioco preferito, fiabe registrate, cd di musica per bambini, il gioco preferito, tovaglioli di carta, copertina.

Un libro o una guida sul Paese dove andate, scritti per i bambini possono essere utili per distrarre, coinvolgere e preparare alla destinazione.

kit sanitario
Ricordati di portare il kit sanitario basico e indispensabile. Leggi Primo soccorso in vacanza e I disturbi più frequenti dei bambini

E poi se andate all’estero può servire un’assicurazione sanitaria. Soprattutto nel caso di viaggi impegnativi è utile anche chiamare la asl per assicurarsi che le vaccinazioni necessarie siano in regola.

Cicche o caramelle gommose per aiutare a compensare ed evitare il mal di orecchio in aereo o sulle strade di montagna.

Shampoo e detersivo secco portatili per un mini bucato o una doccia volante. E poi un asciugacapelli da viaggio e lo spazzolino.

Non scordate cappellino e crema solare anche se andate in Lapponia …

Fonte: Francesca Paola Rampinelli per nostrofiglio.it

Bambini, il meglio del sole

il meglio del sole

Giocare sulla spiaggia o comunque all’aperto è un toccasana, ma bisogna evitare le ore centrali della giornata. Non dimenticate di mettere la crema solare, con fattore protettito da 25 a 50, ogni due ore e dopo i bagni. I bebè sempre sotto l’ombrellone.

Le attenzioni in più per i neonati

La pelle dei bebè è più sottile di quella degli adulti, ha poche difese e produce meno melanina. Per questo i bebè vanno sempre tenuti sotto l’ombrellone e bisogna proteggerli con una crema solare perché sono comunque esposti al riflesso del sole. I pediatri in genere consigliano prodotti a base di filtri fisici, come l’ossido di zinco perché bloccano quasi del tutto i raggi Uv e riducono il rischio di allergie.

Dall’anno di vita in poi, le creme solari dovrebbero avere un fattore di protezione mai inferiore a 30, anche per i bambini con la pelle scura. Inoltre la crema deve contenere dei filtri sia contro i raggi UvB che causano scottature e eritemi, sia contro gli UVA, che sono meno violenti ma penetranti.

E’ bene proteggere la zona intorno agli occhi, palpebre, orecchie, naso e labbra, meglio se con uno stick a schermo molto alto.

Alzi la mano chi davvero si allontana dalla spiaggia nelle ore più calde, fra le 11 del mattino e le 3 del pomeriggio. Sono in molti ad arrivare al mare proprio a quell’ora …

“Eppure mettersi al riparo è essenziale, perché la pelle fragile dei bambini richiede attenzioni specifiche riguardo al sole. E in questa fascia viene trasmesso il 50% dei raggi ultravioletti dell’intera giornata – dice Umberto Giaroli, dermatologo -. Noi medici da questo punto di vista siamo particolarmente severi: i bambini fino a cinque, anche sei anni, al sole non dovrebbero starci. Evitare che si scottino è essenziale”.

E’ ormai accertato infatti che le ustioni solari sofferte durante l’infanzia aumentano notevolmente il rischio di sviluppare un tumore della pelle decenni dopo, in età adulta. “Lo ha dimostrato anche una recente ricerca dell’American Academy of Pediatrics: circa l’80% dei danni solari sono concentrati entro i primi 18 anni di età. Bisogna stare quindi molto attenti, soprattutto nei primi anni di vita, quando il rischio è maggiore”.

Gli studi scientifici degli ultimi decenni hanno dimostrato infatti un rapido incremento dei tumori della pelle, e in particolare, del melanoma, che è il più grave, nelle popolazioni di carnagione bianca, non solo negli Stati Uniti e in Australia, dove si registra la più alta incidenza al mondo, ma anche in Europa. E non consola più di tanto il fatto che l’aumento della malattia possa in parte essere messo in relazione con l’affinamento delle tecniche diagnostiche (in pratica prima c’erano meno tumori anche perché non venivano scoperti).

Ma il sole non apporta anche tanti benefici? “Sì, ma per ottenerli basta un’esposizione minima. D’estate si sta all’aria aperta, anche all’ombra, è inevitabile assorbire radiazioni”.

Soprattutto all’inizio della vacanza è bene coprire i bambini con una maglietta di cotone e cappellino, dotato di ampia visiera perché possa riparare bene il viso del piccolo, dato che occhi, naso e labbra sono parti molto delicate. “Considerate però che la maglietta, specie se acrilica, a trama grossa e di colore chiaro non blocca del tutto i raggi solari.

Secondo alcuni ricercatori inglesi, può possedere lo stesso potere protettivo di una crema solare con fattore basso, tra cinque e dieci”. Meglio scegliere quindi magliette di cotone a trama fitta, possibilmente di colori scuri e applicare comunque, sotto gli indumenti, una crema protettiva.

Un ruolo fondamentale per proteggere la pelle dei bambini è svolto infatti dalle creme solari.“In Australia oggi sono considerate dispositivi medici. Con i bambini conviene scegliere una protezione medio-alta, con fattore protettivo tra 25 e 50, ma bisogna anche usare questi prodotti in modo corretto. Quasi nessuno infatti si ricorda di mettere la crema protettiva dopo i bagni e comunque ogni due ore. In questo lasso di tempo anche nei migliori prodotti i filtri chimici, che agiscono assorbendo le radiazioni perdono efficacia”.

Non dimenticate che:

Nell’acqua: penetra dal 40 al 90% dei raggi ultravioletti. Se il piccolo è un pesciolino usare le creme resistenti all’acqua.
All’ombra: sotto l’ombrellone penetra circa il 50% dei raggi UV. Nelle giornate nuvolose fino all’80%.
Gli occhi vanno protetti: i raggi del sole penetrano fino alla retina e possono provocare danni in futuro. Occorre abituare i bambini a portare gli occhiali da sole. In alta montagna: la rarefazione dell’aria rende i raggi del sole ancora più pericolosi.
Alcuni farmaci: associati al sole possono avere effetti collaterali.

Fonte: Laura Fezzi per nostrofiglio.it

Gravidanza, trucchi anti cellulite

gravidanza, trucchi anti cellulite

La cellulite può peggiorare in gravidanza I segreti per tenerla sotto controllo: regolare attività fisica (se si può), molta acqua, poco sale e più fibre. Aiuta il massaggio linfodrenante

La cellulite può fare la sua comparsa o peggiorare nei nove mesi di gravidanza. Perché? Che cosa si può fare per ridurre questo ‘odiatissimo’ inestetismo? Nostrofiglio.it ha intervistato sul tema Angelo Marzano, Dirigente medico presso la Clinica dermatologica dell’Università di Milano.

Che cos’è la cellulite?

La cellulite si potrebbe definire sorella delle smagliature, anche se apparentemente si tratta di due inestetismi completamente diversi: le smagliature sono infatti il segno di un’infiammazione delle fibre elastiche del derma, mentre la cellulite è un’infiammazione del tessuto adiposo, a livello del derma e anche più in profondità fino all’ipoderma.

Alla fine del processo infiammatorio, quel che resta in superficie è la bella striatura bianca, oltre che l’odiosa pelle a buccia d’arancia che abbiamo imparato a conoscere dai tempi dell’adolescenza.

La cellulite peggiora in gravidanza?

La cellulite, come le smagliature, dipende dalla predisposizione genetica. E’ vero però che in gravidanza si aggiungono altri fattori e cioè: il peso che si accumula nei nove mesi e che fa aumentare la massa adiposa; il peso del pancione, che ostacola il ritorno venoso e linfatico provocando ristagni soprattutto a livello delle cosce; le variazioni ormonali dei nove mesi, per la stretta correlazione fra estrogeni, grasso e cellulite. Infine, la tendenza a condurre una vita più sedentaria.

Che cosa si può fare contro la cellulite in gravidanza?

E’ importante praticare una regolare attività fisica, che è il principale fattore che induce la lipolisi. Sono perfette, in particolare, tutte le attività di tipo aerobico, come nuoto, cyclette o semplici camminate, da fare tutti i giorni per almeno mezz’ora (anche in gravidanza, basta semplicemente non affannarsi).

Inoltre bisognerebbe limitare l’aumento del peso, per non ritrovarsi inutili accumuli adiposi. E ancora: bisogna evitare indumenti stretti, che ostacolano il ritorno venoso come pantaloni aderenti, gambaletti o autoreggenti con l’elastico stretto; sì invece ai collant a compressione graduata (se non fa molto caldo). E’ utile anche usare scarpe comode che fanno lavorare la pompa plantare (quella che spinge il sangue verso l’alto): il tacco ideale è 3-4 cm.

Quali abitudini alimentari bisogna rivedere?

Bisogna bere in abbondanza per aiutare a liberare gli spazi intercellulari dai liquidi ristagnanti e ridurre il più possibile il sale e i cibi salati, poiché peggiorano la ritenzione idrica. Inoltre bisogna aumentare invece il consumo di fibre, che favoriscono lo smaltimento delle scorie.

Massaggi e creme: che cosa consiglia?

Per combattere la cellulite bisogna fare ogni tanto un massaggio linfodrenante, che aiuta a drenare i liquidi ‘intrappolati’ negli interstizi cellulari, che poi vengono smaltiti attraverso il sistema linfatico.

Per quanto riguarda le creme, non bisogna usare quelle contenenti ormoni tiroidei o iodio, che possono interferire con il metabolismo tiroideo, le altre si possono usare anche in gravidanza poiché non hanno effetti teratogeni. Tuttavia, non bisogna dimenticarsi che i cosmetici hanno ben poco effetto su una problematica che coinvolge strati della pelle situati ben più in profondità.

Vi sono prodotti a base di a base di ippocastano, centella asiatica, ananas, rusco, che migliorano un po’ la circolazione superficiale e levigano la pelle: si può provare ad usarli, tenendo sempre conto del possibile rischio irritativo o allergizzante di prodotti ad uso topico e ben sapendo che il maggiore effetto lo farà il massaggio più che i principi attivi della crema.

Che cosa si può fare dopo la gravidanza?

Dopo la fine dell’allattamento per migliorare la situazione “cellulite” si può ricorrere alla laserlipolisi, una una tecnica che veicola una luce laser tramite micro-cannule in cui si inserisce una fibra ottica. Il fascio laser interagisce con gli adipociti provocando la denaturazione e la rottura della membrana delle cellule adipose e la fuoriuscita del loro contenuto, che viene poi eliminato tramite le vie naturali. Contemporaneamente, la fotostimolazione del collagene dermico migliora il tono del tessuto cutaneo.
Oppure si può ricorrere alla carbossiterapia, efficace sulla cellulite ai primi stadi, che consiste nell’inoculazione di anidride carbonica medicale e consente ai globuli rossi di cedere più ossigeno nei tessuti, migliorando l’ossigenazione e la circolazione nelle zone cellulitiche.

Fonte: nostrofiglio.it