Gravidanza, trucchi anti-caldo

trucchi anti caldo

Pressione bassa, piedi gonfi, crampi, ritenzione idrica: sono questi i principali disturbi che causa il caldo estivo soprattutto quando si è in dolce attesa. Ecco i consigli per superare bene la stagione.

In gravidanza il caldo si tollera con maggiore difficoltà, perché le variazioni ormonali comportano una dilatazione dei vasi sanguigni, anche di quelli superficiali, che fanno aumentare la sudorazione ed aumentano la percezione calore. Come rimediare? Ecco i consigli di Luca Valsecchi, Responsabile di ostetricia presso l’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano.

BEVI DI PIU’ Per reintegrare i liquidi persi con la sudorazione, è indispensabile bere molto. Soprattutto in gravidanza, quando i liquidi servono non solo alla mamma, ma anche al bebè (e al liquido amniotico che lo avvolge). Bere in abbondanza è inoltre un accorgimento utile per evitare cali bruschi di pressione, ai quali la futura mamma può facilmente andare incontro. Morale: non aspettare lo stimolo della sete, ma tieni sempre una bottiglietta d’acqua a disposizione, da sorseggiare spesso. Leggi anche Un’estate tutta da bere

OCCHIO AI CRAMPI Quando si suda, oltre a perdere liquidi, si perdono anche sali minerali, ed una loro carenza può causare qualche crampo, soprattutto in gravidanza, quando i minerali servono per la crescita del feto. Per fare il pieno di tali sostanze, segui un’alimentazione ricca di frutta e verdura fresche. Ok ogni tanto alle bevande energizzanti, che reintegrano i sali persi.

AL SOLE CON GIUDIZIO Evita di esporti al sole nelle ore centrali della giornata: oltre ad essere le ore in cui l’afa è più insopportabile e rischiosa, sono anche quelle in cui la pelle si scotta con facilità. In più, durante l’attesa c’è una maggiore attivazione del sistema della melanina, che favorisce la comparsa di macchie, soprattutto in alcune zone del volto, come zigomi, fronte, mento (la cosiddetta maschera gravidica). Per prevenire la loro comparsa, evita le esposizioni prolungate ed applica sempre una crema con filtro protettivo elevato, pari almeno a 20-30, soprattutto sul viso.

RINFRESCATI AL MARE Approfitta delle prime ore del mattino per fare lunghe passeggiate sul bagnasciuga, che facilitano il ritorno venoso ed alleviano il senso di peso e di gonfiore alle gambe, che si possono avvertire soprattutto negli ultimi mesi. Ottime anche le nuotate, che hanno un effetto ritemprante, tonificano il fisico ed aiutano a prevenire mal di schiena e sciatalgie: il tutto senza avvertire il peso del pancione! Evita invece qualunque attività fisica nelle ore più calde.

SALVIETTINE IN BORSETTA Per alleviare la sensazione del caldo, tieni in borsetta delle salviettine umidificate, da passare su fronte, gola, polsi a per abbassare un po’ la temperatura. Ottimi anche gli spray di acqua termale: ce ne sono anche in formato mini, perfetti da portare sempre con sé.

INDUMENTI FRESCHI Indossa indumenti in fibre naturali e un po’ sovrabbondanti, in modo da favorire la dispersione del calore. E visto che si va più soggette ai gonfiori agli arti inferiori, scegli scarpe comode, magari di mezza misura più grandi.

ARIA CONDIZIONATA È di grande aiuto per alleviare la sensazione del caldo, perciò nelle ore più afose rifugiati in ambienti provvisti di climatizzatore. Attenta però a non abbassare troppo la temperatura, per evitare raffreddori: 4-5 gradi in meno rispetto all’esterno sono più che sufficienti.

ALIMENTAZIONE LEGGERA No ai fritti e ai cibi troppo grassi, che impegnano troppo la digestione, sì ad una dieta abbondante in frutta e verdura di stagione, come pomodori, anguria, melone, ricchi di acqua. E limita il consumo di sale, poiché favorisce la ritenzione idrica ed accentua i gonfiori.

BAGNI CON AMIDO DI RISO Se è vero che in gravidanza si suda di più, è anche vero che il sudore è meno intenso, perché le ghiandole sudoripare ascellari producono meno secreto odoroso. Se però la sensazione di appiccicoso addosso ti dà fastidio, fai un bagno con avena colloidale o amido di riso (si trovano in farmacia ma anche al supermercato), che hanno una lieve azione assorbente e rinfrescante.

Fonte: Angela Bisceglia per nostrofiglio.it

In gravidanza non si deve mangiare per due

non mangiare per due

Il vecchio detto di mamme e nonne non è più valido, l’importante è che durante la gravidanza si segua una alimentazione sana e corretta

Una volta si diceva che durante i 9 mesi si doveva mangiare per due, per garantire le giuste calorie alla futura mamma ed al bambino. Ma ormai questo non è più vero e a tutte le donne in stato interessante viene consigliato di fare attenzione all’alimentazione e ai chili che si prendono durante la gravidanza. Insomma, aumentare 15/20 chili in genere non va bene. Ogni futura mamma dovrebbe prendere durante la gravidanza, al massimo, tra i 9 e gli 11 chili.

Poi ovviamente conta anche il peso di partenza della futura mamma. Se la donna, infatti, è già in soprappeso, dovrà fare maggiore attenzione a quello che mangia e a quanti chili prende. In ogni caso, per tutte le donne in attesa è importante seguire una alimentazione sana e corretta per riuscire ad assumere tutti i “nutrienti necessari” a se stessa e al bambino.

Un aumento eccessivo di peso, nel corso dei 9 mesi, può portare ad una serie di complicazioni, come il diabete gestazionale e l’obesità, che si possono ripercuotere anche sul bambino. E’ per questo che durante la gravidanza è meglio evitare di mangiare le cosiddette “schifezze” e preferire cibi sani e nutrienti.

E’ stato evidenziato infatti che se la mamma segue un’alimentazione scorretta e mangia troppo, soprattutto nell’ultimo trimestre, si verifica un maggior accumulo di tessuto adiposo nel feto, che con la crescita potrebbe portare a problemi di obesità infantile. I problemi possono esserci anche se la mamma mangia male e non garantisce i giusti nutrienti al feto, che magari alla nascita è sottopeso e potrebbe aver avuto problemi di sviluppo in organi come il fegato, il pancreas ed il muscolo, in quanto il ridotto apporto di nutrienti è stato utilizzato per lo sviluppo di organi vitali e più importanti come il cervello.

Durante la gravidanza è importante assumere, attraverso ciò che si mangia, vitamine e minerali come ferro, folati e calcio. Inoltre è importante bere molta acqua (almeno 2 litri al giorno). E si dovrebbero fare pasti leggeri per non sovraccaricare troppo l’organismo.

Fonte: Barbara Leone per pianetamamma.it

Il diabete gestazionale

diabete in gravidanza

Il diabete gestazionale é un disturbo che colpisce le donne durante i 9 mesi di gravidanza, in particolare quelle in sovrappeso o sopra i 35 anni. Per diagnosticarlo é sufficiente un esame del sangue.

Il diabete mellito gestazionale é un disturbo che interessa la gravidanza e può intervenire in qualsiasi momento della gestazione (in particolare, però, dalla fine del secondo trimestre in avanti) mettendo a rischio la salute della mamma e del bambino. Si tratta di una situazione temporanea (generalmente il problema tende a risolversi spontaneamente al termine dei nove mesi) durante la quale l’organismo sembra non essere più in grado di produrre l’adeguata quantità di insulina atta a far sì che il glucosio non si accumuli nel sangue ma venga, dopo la digestione, assorbito e trasformato in energia.
Tra le principali cause, la produzione di un ormone da parte della placenta, il Lattogeno Placentare, che interferisce con l’azione dell’insulina.
Colpisce, solitamente, donne con più di 25 anni di età , il più delle volte in sovrappeso prima della gravidanza o che già abbiano avuto familiarità con la malattia.

UN DISTURBO ASINTOMATICO
Sebbene il diabete gestazionale sia un disturbo per lo più asintomatico, esistono alcuni indizi che possono accendere il campanello d’allarme:

Aumento immotivato della sete

Aumento (o perdita) immotivato dl peso a fronte di un’alimentazione regolare
Nausea e vomito
Gonfiore a gambe, mani e viso

CONSEGUENZE PER IL BAMBINO
Tenuto sotto controllo anche attraverso la dieta e l’esercizio fisico, il diabete gestazionale non causa particolari problemi al nascituro che nella maggior parte dei casi nasce sano e senza problemi.
Tra i rischi potenziali, però, qualora la situazione non venissi diagnosticata in tempo e monitorata:

macrosomia del neonato che nasce con un peso superiore alla media rendendo il più delle volte necessario il parto cesareo.
Ipoglicemia del neonato che nei casi più gravi potrebbe rendere necessario una trasfusione di glucosio nel sangue
Ittero neonatale.
Maggiori possibilità di diabete e obesità del bambino.

LA CURVA GLICEMICA. UNO STRUMENTO PER LA DIAGNOSI
Sebbene il livello della glicemia nel sangue sia, normalmente, monitorato durante tutta la gravidanza attraverso semplici esami del sangue, un esame specifico che viene prescritto generalmente tra 24° alla 28° settimana di gestazione é la cosiddetta minicurva glicemica. Consiste in un prelievo di sangue indolore e non invasivo ripetuto due volte: la prima volta a digiuno e la seconda dopo aver fatto bere alla paziente 50 gr di glucosio.
Il valore ottenuto, per escludere la presenza di diabete gestazionale, non dovrà superare i 140mg/dl.
In caso contrario, alla gestante verrà prescritta la maxicurva glicemica che prevede 4 prelievi nel giro di un’ora con un carico di glucosio di 100 gr. Si parla di diabete se vengono rilevati almeno due dei seguenti valori:

a digiuno superiore a 95mg/dl
dopo un’ora superiore a 180mg/dl
dopo due ore superiore a 155 mg/dl
dopo 3 ore superiore a 140mg/dl

Fonte: bambinopoli.it

Gravidanza, trucchi anti cellulite

gravidanza, trucchi anti cellulite

La cellulite può peggiorare in gravidanza I segreti per tenerla sotto controllo: regolare attività fisica (se si può), molta acqua, poco sale e più fibre. Aiuta il massaggio linfodrenante

La cellulite può fare la sua comparsa o peggiorare nei nove mesi di gravidanza. Perché? Che cosa si può fare per ridurre questo ‘odiatissimo’ inestetismo? Nostrofiglio.it ha intervistato sul tema Angelo Marzano, Dirigente medico presso la Clinica dermatologica dell’Università di Milano.

Che cos’è la cellulite?

La cellulite si potrebbe definire sorella delle smagliature, anche se apparentemente si tratta di due inestetismi completamente diversi: le smagliature sono infatti il segno di un’infiammazione delle fibre elastiche del derma, mentre la cellulite è un’infiammazione del tessuto adiposo, a livello del derma e anche più in profondità fino all’ipoderma.

Alla fine del processo infiammatorio, quel che resta in superficie è la bella striatura bianca, oltre che l’odiosa pelle a buccia d’arancia che abbiamo imparato a conoscere dai tempi dell’adolescenza.

La cellulite peggiora in gravidanza?

La cellulite, come le smagliature, dipende dalla predisposizione genetica. E’ vero però che in gravidanza si aggiungono altri fattori e cioè: il peso che si accumula nei nove mesi e che fa aumentare la massa adiposa; il peso del pancione, che ostacola il ritorno venoso e linfatico provocando ristagni soprattutto a livello delle cosce; le variazioni ormonali dei nove mesi, per la stretta correlazione fra estrogeni, grasso e cellulite. Infine, la tendenza a condurre una vita più sedentaria.

Che cosa si può fare contro la cellulite in gravidanza?

E’ importante praticare una regolare attività fisica, che è il principale fattore che induce la lipolisi. Sono perfette, in particolare, tutte le attività di tipo aerobico, come nuoto, cyclette o semplici camminate, da fare tutti i giorni per almeno mezz’ora (anche in gravidanza, basta semplicemente non affannarsi).

Inoltre bisognerebbe limitare l’aumento del peso, per non ritrovarsi inutili accumuli adiposi. E ancora: bisogna evitare indumenti stretti, che ostacolano il ritorno venoso come pantaloni aderenti, gambaletti o autoreggenti con l’elastico stretto; sì invece ai collant a compressione graduata (se non fa molto caldo). E’ utile anche usare scarpe comode che fanno lavorare la pompa plantare (quella che spinge il sangue verso l’alto): il tacco ideale è 3-4 cm.

Quali abitudini alimentari bisogna rivedere?

Bisogna bere in abbondanza per aiutare a liberare gli spazi intercellulari dai liquidi ristagnanti e ridurre il più possibile il sale e i cibi salati, poiché peggiorano la ritenzione idrica. Inoltre bisogna aumentare invece il consumo di fibre, che favoriscono lo smaltimento delle scorie.

Massaggi e creme: che cosa consiglia?

Per combattere la cellulite bisogna fare ogni tanto un massaggio linfodrenante, che aiuta a drenare i liquidi ‘intrappolati’ negli interstizi cellulari, che poi vengono smaltiti attraverso il sistema linfatico.

Per quanto riguarda le creme, non bisogna usare quelle contenenti ormoni tiroidei o iodio, che possono interferire con il metabolismo tiroideo, le altre si possono usare anche in gravidanza poiché non hanno effetti teratogeni. Tuttavia, non bisogna dimenticarsi che i cosmetici hanno ben poco effetto su una problematica che coinvolge strati della pelle situati ben più in profondità.

Vi sono prodotti a base di a base di ippocastano, centella asiatica, ananas, rusco, che migliorano un po’ la circolazione superficiale e levigano la pelle: si può provare ad usarli, tenendo sempre conto del possibile rischio irritativo o allergizzante di prodotti ad uso topico e ben sapendo che il maggiore effetto lo farà il massaggio più che i principi attivi della crema.

Che cosa si può fare dopo la gravidanza?

Dopo la fine dell’allattamento per migliorare la situazione “cellulite” si può ricorrere alla laserlipolisi, una una tecnica che veicola una luce laser tramite micro-cannule in cui si inserisce una fibra ottica. Il fascio laser interagisce con gli adipociti provocando la denaturazione e la rottura della membrana delle cellule adipose e la fuoriuscita del loro contenuto, che viene poi eliminato tramite le vie naturali. Contemporaneamente, la fotostimolazione del collagene dermico migliora il tono del tessuto cutaneo.
Oppure si può ricorrere alla carbossiterapia, efficace sulla cellulite ai primi stadi, che consiste nell’inoculazione di anidride carbonica medicale e consente ai globuli rossi di cedere più ossigeno nei tessuti, migliorando l’ossigenazione e la circolazione nelle zone cellulitiche.

Fonte: nostrofiglio.it

Gravidanza: consigli estivi per la salute

Quando fa molto caldo, fate attenzione a non surriscaldare il corpo e non disidratatevi perchè portrebbe nuocere al battito cardiaco del vostro bambino.

parto donna

Se siete in vacanza al mare mettetevi all’ombra soprattutto nelle ore più calde della giornata, tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio e quando uscite anche in città, indossate sempre un cappello leggero. Inoltre cercate di bere molti liquidi, almeno due litri al giorno.
Attenzione a quando vi esponete al sole, usate sempre una crema solare con protezione 30, perchè in gravidanza l’elevato livello ormonale stimola una maggiore produzione di melanina (che fa abbronzare). Applicate la crema spesso, soprattutto se vi bagnate.
Se siete soggetti alle chiazze sulla pelle chiamate cloasma, cercate di restare il più possibile all’ombra, perchè tendono a scurirsi se esposte al sole.
Indossate abiti leggeri e larghi di tessuti naturali come il cotone o il lino.
Inoltre dovete fare attenzione a quello che mangiate. Prestate attenzione alle pietanze grigliate, perchè potrebbero essere ben cotte all’esterno e crude all’interno, espondendovi a rischio di vari tipi di infezioni come la salmonella.
Per evitare ciò, conservate la carne cruda in contenitori separati nel frigo, lontano dalle verdure e dalle carni cotte. Cuocete bene la carne e usate dei coltelli diversi per tagliare la verdura, la carne cotta e la carne cruda e ricordatevi di lavarvi accuratamente le mani dopo aver toccato la carne.
Evitate se possibile i buffet dei ristoranti:i cibi restano esposti per molto tempo e possono essere contaminati da batteri. Attenzione anche ai gelati freschi. Preferite quelli confezionati o i ghiaccioli.

Fonte: pianetamamma.it

Seno: com’è fatto e come fa a produrre latte

La nostra ostetrica ci racconta come è fatto e come funziona il seno, e come arriva a produrre latte dopo il parto,e come fare perchè la produzione sia costante e non dolorosa.

seno com'è fatto

Il seno è un insieme di vari tessuti ed ognuno ha una sua funzione specifica.
– Tessuto ghiandolare che produce il latte
-Tessuto adiposo, che normalmente è quello responsabile della grandezza del seno e che poi si “trasforma” in latte, hanno visto che in molti seni il grasso quasi scompare per lasciare lo spazio agli alveoli che si modificano per la galattopoiesi (Nell’immagine sotto si vede solo ai lati ma riempe tutti gli spazi vuoti)
-Tessuto connettivo che attraversi i vari legamenti sostiene il seno e lo ancora al torace
-Vasi sanguigni e sistema linfatico, le cellule degli alveoli sono completamente avvolte dai capillari

Le cellule che producono il latte formano gli alveoli, questi assomigliano a un sacchettino che serve per contenere il latte prodotto, a loro volta gli alveoli riversano il latte nei dotti lattiferi o galattofori. Più alveoli formano un lobulo e più lobuli formani i lobi.
In un seno normale ci sono circa 15-20 lobi con altrettanti dotti galattofori che man mano che
arrivano al capezzolo si fondono fino a diventare una decina. Prima di sbucare nei pori lattiferi, i pori sono i buchetti da dove esce il latte, i dotti galattofori formano i seni lattiferi che appaiono
come delle cisternine dove si accumula un po’ di latte, ed è la zona che viene “spremuta” dalla
bocca del bambino. Recenti studi però mettono in dubbio questo aspetto anatomico.

La struttura è come quella di un albero, partendo dal capezzolo e andando verso la periferia il tutto
si ramifica e aumentano via via i dotti lattiferi:

10 pori nel capezzolo → 15-20 dotti galattofori → 15-20 lobi → più di 20 lobuli per lobo→
Questa struttura è comune a tutte le donne e se il seno non sta producendo latte ha l’aspetto come nella prima immaginina partendo da sinistra.
La varietà della grandezza del seno tra le donne è data principalmente dalla quantità di grasso accumulato.

Fonte: pianetamamma.it

Parto in ipnosi

Indiscrezioni affermano che la duchessa Kate Middleton si stia orientando verso il parto in ipnosi. Ma come funziona e perché si usa la tecnica dell’ipnosi per il parto?

parto ipnosi

Alcune fonti affermano che la Duchessa Kate Middleton starebbe pensando all’ipnosi come tecnica da usare al momento del travaglio e del parto per ridurre il dolore e attenuare le sensazioni spiacevoli.
D’altra parte, è risaputo, a giocare un ruolo chiave nella percezione del dolore durante le ultime fasi della gravidanza sarebbe proprio la paura, capace di condizionare o quanto meno di accrescere la sofferenza provata. La maggior parte delle tecniche utilizzate, quindi, per ridurre il dolore sono finalizzate non tanto a cancellarlo (il dolore durante parto e travaglio è, in un certo senso, fisiologico. Dal momento che l’utero ha fisiologicamente bisogno di prepararsi all’espulsione del bambino. Alla sua venuta al mondo). Lo scopo, dicevamo, non è, quindi, quello di cancellare il dolore, quanto piuttosto di insegnare alle future mamme ad assecondarlo, accettandolo senza opporvi una resistenza.
Epidurale a parte, dunque, praticabile, comunque, in fase di travaglio attivo e non prima, il modo migliore per soffrire meno, è assecondare la natura, lasciando che faccia il suo lavoro. Attraverso la respirazione, posizioni che agevolino l’appianamento del collo dell’utero e la discesa del bambino, e, se possibile, la cancellazione della paura.
Questo lo scopo dell’ipnosi durante travaglio e parto.

PARTO IN IPNOSI: COME AVVIENE
L’ipnosi, o meglio autoipnosi, non è finalizzata, quindi, all’eliminazione del dolore. Piuttosto, è utile per attenuarne la percezione rendendolo di fatto tollerabile alla partoriente che non ne ha coscienza. In questo modo, viene meno anche la paura, spesso responsabile di travagli faticosi e decisamente dolorosi.
Durante le sedute preparatorie, alla donna vengono insegnate le tecniche per arrivare alla suggestione ipnotica e, di conseguenza, alla modulazione del dolore: il rilassamento e la respirazione (un po’ come avviene con il training autogeno). Al contempo, si impara ad accelerare la fase del travaglio con esercizi mirati ad agevolare la dilatazione dell’utero e l’elasticità del perineo. Infine, ma non di secondaria importanza, la futura mamma ha la possibilità di conoscere meglio il proprio corpo e la sua capacità di sopportazione del dolore.
In altre parole, e a dispetto di quello che si potrebbe pensare, la partoriente viene messa nella condizione di modulare il livello di dolore da sola pur rimanendo vigile nella percezione di ciò che le sta accadendo.
Generalmente, per poter, poi, effettivamente, mettere in pratica le tecniche di autoipnosi, sono necessarie almeno 8 incontri, a partire dal settimo mese di gravidanza, guidati da personale esperto. Durante gli incontri, le diverse fasi del travaglio e del parto vengono analizzate e spiegate e per ciascuna di esse viene proposto un percorso da seguire. Diverso, infatti, è il ruolo della donna durante i prodromi, il travaglio attivo e la fase espulsiva.

Fonte: Manuela Magri per bambinopoli.it

Primi sintomi di gravidanza

Ecco i primi sintomi che possono far presupporre alla futura mamma l’avvenuto concepimento.

gravidanza primi sintomi

Molte donne scoprono di essere incinta qualche giorno dopo la data presunta dell’arrivo delle mestruazioni, quando un test di gravidanza conferma i loro sospetti. Chiaramente, se il ciclo è regolare e ci sono stati rapporti sessuali nel periodo dell’ovulazione (che generalmente, corrisponde al 14° giorno a partire dal 1° giorno dall’arrivo delle ultime mestruazioni), il calcolo risulta molto più semplice e l’amenorrea (ossia l’assenza delle mestruazioni) può rappresentare, in questi casi, un chiaro segnale dell’avvenuto concepimento.
In caso, però, di cicli irregolari, capire se la fecondazione è avvenuta e, quindi, ci si trova già in dolce attesa, oppure no, può risultare più difficile. Il ritardo mestruale, infatti, può apparire alla futura mamma come un fatto normale, cui dare poco peso.
Esistono, però, altri “sintomi” che possono insospettire la donna mettendola sul chi va là sulle trasformazioni che il suo corpo sta subendo per accogliere l’embrione.

ASCOLTARE IL PROPRIO CORPO SENZA FALSE ILLUSIONI
Prima di elencarvi alcuni tra i sintomi più comuni che segnalano l’inizio di una gravidanza, è d’obbligo una premessa. Non tutte le gravidanze sono uguali e ogni donna vive esperienze e sensazioni sue proprie che non possono essere catalogate.
I sintomi che elencheremo, quindi, possono anche non essere presenti, o essere presenti solo in parte. O ancora, essere semplicemente il segnale dell’arrivo delle mestruazioni.. Talvolta possono anche essere determinati dal forte desiderio della donna di rimanere incinta. Lo stesso ritardo mestruale può essere dovuto all’ansia di essere (o non essere) incinta.
Indipendentemente, quindi, dalla presenza o meno di segnali più o meno evidenti, sarà solo il test di gravidanza (da eseguire, per sicurezza, almeno un paio di giorni dopo la data presunta dell’arrivo delle mestruazioni) a confermare l’avvenuto concepimento.

SINTOMI DI GRAVIDANZA: COLPA DEGLI ORMONI
I sintomi precoci della gravidanza, che alcune donne percepiscono già dal concepimento e, comunque, molto prima dell’amenorrea, sono chiamati fenomeni simpatici della gravidanza e sono causati dagli sconvolgimenti ormonali che fanno seguito alla fecondazione dell’ovulo. In particolare, nelle primissime fasi dopo la fecondazione, a intervenire pesantemente è un ormone – il Beta HCG – la cui presenza o meno determina la positività o negatività del test di gravidanza. Sotto il suo effetto, il corpo subisce profonde trasformazioni, indispensabili per permettere il buon proseguimento della gravidanza.
Ecco, dunque, che a ridosso della data del presunto arrivo delle mestruazioni (e, in alcuni casi, anche prima), alcune donne possono percepire i seguenti segnali, per certi aspetti non molto diversi da quelli del periodo premestruale.

Tensione al seno: questo sintomo può essere facilmente confuso con il classico turgore premestruale e si presenta, generalmente, qualche giorno prima del presunto arrivo delle mestruazioni. A causa della presenza del progesterone, il seno appare gonfio e dolorante provocando, al tatto, dolore e fastidio. I capezzoli sono irritabili e molto sensibili. Le vene delle mammelle più evidenti, l’areola è più scura e sulla sua superficie possono fare la loro comparsa dei piccoli rilievi chiamati Tubercoli del Montgomery (sono le ghiandole che serviranno durante l’allattamento per produrre una sostanza disinfettante e lubrificante).
Tensione addominale: sintomo difficilmente riconoscibile e che può facilmente essere confuso con il senso di pesantezza addominale che caratterizza il periodo premestruale. È la conseguenza degli sconvolgimenti ormonali che si stanno verificando all’interno del corpo.
Dolori al basso ventre: questo sintomo non è molto diverso da quello che precede l’arrivo delle mestruazione e può essere facilmente confuso.
Perdite ematiche: poco frequenti, non vanno confuse con le perdite mestruali e non devono assolutamente insospettire la futura mamma. Il più delle volte, infatti, sono dovute a un’atrofia di segmenti di decidua. Possono essere sia rosse che di colore scuro e non sono mai eccessivamente abbondanti.
Stanchezza: spossatezza, colpi di sonno improvvisi, senso di fatica, apatia… sono sintomi comuni che non dipendono dalle ore di sonno. Potrà capitare di addormentarsi davanti alla televisione, leggendo un libro, persino al cinema. Nulla di preoccupante. Si tratta semplicemente della conseguenza del lavoro incessante compiuto dagli ormoni per permettere il buon proseguimento della gravidanza.
Nausea: la nausea, che interessa il 50% delle donne incinta, è molto comune nel primo trimestre di gravidanza e può fare la sua comparsa già nelle primissime settimane, prima dell’amenorrea. Per molte donne è il primissimo segnale dell’avvenuto concepimento. È facilmente distinguibile dalla nausea dovuta ad altre cause perché è apparentemente immotivata. Può fare la sua comparsa in qualsiasi momento della giornata o può essere una sensazione costante durante tutto il giorno. Quasi mai è accompagnata da vomito (per lo meno all’inizio) e non compromette necessariamente l’appetito. È spesso causata da un odore percepito come molto forte e fastidioso (aumenta, infatti, in queste prima fasi la sensibilità agli odori che rende disgustosi anche odori percepiti come “buoni” fino a qualche tempo prima) ed è spesso accompagnata da un aumento della salivazione.
Tendenza a urinare più spesso: è un sintomo molto frequente che si manifesta qualche giorno prima la mancata mestruazione ed è dovuto alla maggiore spinta sulla vescica da parte dell’utero.
Aumento della temperatura basale: nella seconda metà del ciclo, ossia dall’inizio dell’ovulazione fino alla comparsa delle mestruazioni, la temperatura basale (che va misurata la mattina presto con un termometro apposito venduto in farmacia) aumenta stabilizzandosi intorno ai 37°C. Il perdurare di questo innalzamento a oltre il periodo di concomitanza della mancata mestruazione è segnale sicuro dell’avvenuto concepimento. È importante, però, che la temperatura sia stata registrata tutti i giorni del ciclo (ossia dal primo giorno dell’ultima mestruazione fino al presunto giorno di quella mancata). Solo così, infatti, il test può essere attendibile.

TEST DI GRAVIDANZA
I test di gravidanza attualmente in commercio (costo intorno agli 8€. Possono essere acquistati anche al supermercato) sono molto attendibili e lo sono senza ombra di dubbio qualora il risultato sia positivo. Si tratta, infatti, di striscioline reattive che si colorano in presenza dell’ormone Beta-HCG.
Per essere attendibili (e non dare, quindi, un risultato negativo qualora sia positivo) andrebbero eseguiti utilizzando l’urina del mattino, in cui è presente un’alta concentrazione di ormone. Il risultato è molto veloce essendo leggibile già 2 minuti dopo l’esecuzione del test.
Il test può essere eseguito già a partire dall’8° giorno dopo l’ovulazione e, quindi, prima della mestruazione attesa. Dal momento, però, che l’ovulazione può anticipare o posticipare e che non sempre la presenza del Beta-HCG è tale da condizionare il risultato del test, si consiglia di effettuarlo solo qualche giorno dopo la presunta data delle mestruazioni.

Fonte: Alessia Altavilla per bambinopoli.it

Il mio bambino in 4d

È l’evoluzione dell’ecografia in 3D e permette di studiare in dettaglio le funzioni vitali del bambino durante la gravidanza.

ecografia 4d

Non è destinata a sostituire l’ecografia tradizionale a due dimensioni, ma ad affiancarla nel caso in cui, dall’analisi di quest’ultima, emergano segnali che facciano sorgere dubbi in merito allo stato di salute del bambino. Si tratta, in pratica, di uno strumento a disposizione della scienza per studiare in dettaglio, in modo accurato e con pochissimo scarto di errore, le funzioni vitali del nascituro all’interno del grembo materno.
Rispetto alle eco piatte e in bianco e nero, ma anche rispetto agli esami in 3D, permette di visualizzare un maggior numero di immagini con una sequenza di fotogrammi velocissima (20 al secondo) regalando a chi guarda la sensazione di assistere a una specie di ‘film’ del bimbo che si muove, dorme, si succhia il pollice, fa le capovolte… nella pancia della mamma.
Stiamo parlando delle ecografie in 4D, novità assoluta in fatto di esami in gravidanza, e strumento ulteriore di analisi per i medici. Dal punto di vista dei genitori, infine, l’emozione è assicurata e le future mamme e i futuri papà possono imparare a conoscere il loro bambino già durante i nove mesi di attesa. Tra le potenzialità delle ecografie in 4D, infatti, la possibilità di osservare da vicino le espressioni del volto del piccolo, i suoi lineamenti, il suo modo di muoversi (o di non muoversi)…

L’ecografia in 4D non è un esame di routine ed è per questo che alla gestante viene sempre richiesto di eseguire prima un’eco classica. Non rientrando, poi, nelle visite di laboratorio tradizionali della gravidanza, non viene passata dall’Assistenza Sanitaria Nazionale a meno che, dagli esami effettuati, non risultino problemi che potrebbero compromettere la salute del piccolo. In tal caso, il medico curante potrebbe consigliare altri esami tra cui anche una seduta di controllo quadridimensionale che, rientrando nelle prestazioni garantite, viene fornita gratuitamente dall’ospedale.
Il momento più indicato per ricorrere all’ecografia volumetrica è tra la sedicesima e la ventesima settimana di gestazione quando è possibile controllare, con pochissimo scarto di errore, il corretto sviluppo degli organi e individuare cardiopatie congenite (un bambino su 100 ne è colpito) che sfuggono alle ecografie tradizionali e la cui diagnosi precoce permette di programmare interventi mirati. Inoltre, la 4D consente di scoprire lievi alterazioni nella forma del viso del nascituro che potrebbero nascondere anomalie genetiche.

Centri pubblici in cui effettuare l’ecografia in 4D

Milano: Ospedale Vittore Buzzi e Ospedale Bassini
Como: Ospedale Valduce
Torino: Ospedale Sant’Anna
Trieste: Ospedale Burlo Garolfo
Roma: Ospedale Sant’Andrea e Policlinico Umberto I
Napoli: Università Federico II
Bari: Ospedale di Venere
Cagliari: Presidio ospedaliero microtermico
Catania: Nuovo presidio ospedaliero Garibaldi

Fonte: bambinopoli.it

300 euro per le mamme che lavorano

Il bonus bebè 2013 per le famiglie consta in 300€ in più in busta paga per contribuire al pagamento di nido o baby sitter. Solo le mamme che lavorano, però, ne hanno diritto.

mamme che lavorano

Cambia la formula del bonus bebè che si era configurato fino a ora come una cifra simbolica elargita a chiunque avesse avuto un figlio entro l’anno.
Con la Riforma del Lavoro del Ministro Fornero, invece, per il prossimo triennio ad avere diritto a un indennizzo sono solo le mamme che scelgono di tornare a lavorare dopo i mesi della maternità obbligatoria.
Per loro, per un intero semestre e, comunque, entro il compimento del primo anno del bambino, 300 euro netti al mese, da richiedere in alternativa al congedo facoltativo, spendibili per la retta del nido o per la baby sitter.
Nel primo caso, l’INPS verserà direttamente la quota alla struttura lasciando ai genitori l’onere di completare il pagamento. Nel secondo caso, la famiglia avrà l’obbligo di dimostrare che il bambino è effettivamente affidato a una tata durante le ore lavorative della mamma.

Obiettivo della riforma quello di sostenere il lavoro femminile a fronte di un dato che vede il 24% delle donne rinunciare al posto di lavoro dopo la nascita del figlio.

E PER I PAPA’
La stessa normativa prevede che anche i padri abbiano diritto a un giorno di paternità obbligatoria e due giorni di congedo facoltativo alternativi, però, questi ultimi a quelli richiesti dalla madre.
Una piccola rivoluzione culturale (è la prima volta che in Italia si sente parlare di ‘paternità obbligatoria’) che ha lasciato, però, scontenti tutti dati i pochi giorni concessi al padre a sostegno della famiglia.

Fonte: Manuela Magri per bambinopoli.it