Seno: com’è fatto e come fa a produrre latte

La nostra ostetrica ci racconta come è fatto e come funziona il seno, e come arriva a produrre latte dopo il parto,e come fare perchè la produzione sia costante e non dolorosa.

seno com'è fatto

Il seno è un insieme di vari tessuti ed ognuno ha una sua funzione specifica.
– Tessuto ghiandolare che produce il latte
-Tessuto adiposo, che normalmente è quello responsabile della grandezza del seno e che poi si “trasforma” in latte, hanno visto che in molti seni il grasso quasi scompare per lasciare lo spazio agli alveoli che si modificano per la galattopoiesi (Nell’immagine sotto si vede solo ai lati ma riempe tutti gli spazi vuoti)
-Tessuto connettivo che attraversi i vari legamenti sostiene il seno e lo ancora al torace
-Vasi sanguigni e sistema linfatico, le cellule degli alveoli sono completamente avvolte dai capillari

Le cellule che producono il latte formano gli alveoli, questi assomigliano a un sacchettino che serve per contenere il latte prodotto, a loro volta gli alveoli riversano il latte nei dotti lattiferi o galattofori. Più alveoli formano un lobulo e più lobuli formani i lobi.
In un seno normale ci sono circa 15-20 lobi con altrettanti dotti galattofori che man mano che
arrivano al capezzolo si fondono fino a diventare una decina. Prima di sbucare nei pori lattiferi, i pori sono i buchetti da dove esce il latte, i dotti galattofori formano i seni lattiferi che appaiono
come delle cisternine dove si accumula un po’ di latte, ed è la zona che viene “spremuta” dalla
bocca del bambino. Recenti studi però mettono in dubbio questo aspetto anatomico.

La struttura è come quella di un albero, partendo dal capezzolo e andando verso la periferia il tutto
si ramifica e aumentano via via i dotti lattiferi:

10 pori nel capezzolo → 15-20 dotti galattofori → 15-20 lobi → più di 20 lobuli per lobo→
Questa struttura è comune a tutte le donne e se il seno non sta producendo latte ha l’aspetto come nella prima immaginina partendo da sinistra.
La varietà della grandezza del seno tra le donne è data principalmente dalla quantità di grasso accumulato.

Fonte: pianetamamma.it

Trucchi per prendervi cura della salute del vostro bambino

La stragrande maggioranza delle mamme non ha certo una laurea in infermeria o in medicina, ma possono contare sull’istinto e sulla profonda conoscenza del proprio piccolo. Ecco una carrellata di trucchi che vi possono aiutare a prendervi cura al meglio del vostro bambino.

prendervi cura del vostro piccolo

Diventare mamma significa ricoprire un sacco di nuovi ruoli: nutrice, insegnante, cuoca, e anche infermiera. La stragrande maggioranza delle mamme non ha certo una laurea in infermeria o in medicina, ma possono contare sull’istinto e sulla profonda conoscenza del proprio piccolo. Ecco una carrellata di trucchi che vi possono aiutare a prendervi cura al meglio del vostro bambino.

Allattare al seno
Se ne avete la possibilità, allattare al seno almeno per il primi sei mesi migliora la salute del bambino e riduce il rischio di contrarre malattie

Il sonno
Rispettate il sonno del piccolo e lasciate che si svegli naturalmente. Mettetelo a dormire sulla schiena. Assicuratevi che la culla o il lettino siano posti in una stanza fresca e buia durante il sonno, ed evitate cibi e bevande contenenti caffeina (come la coca coca cola) nelle sei ore precedenti al coricarsi. Durante il giorno, non state sempre in punta di piedi per paura di far rumore e svegliare il bambino, ma permettete al bambino di abituarsi ai rumori della casa in modo che riesca ad addormentarsi anche se non c’è un silenzio assoluto.
Per insegnargli a prendere sonno da solo, mettetelo a letto quando è ancora sveglio. Non nutritelo con un pasto troppo abbondante appena prima di dormire, ed evitate di coinvolgerlo in giochi poco rilassanti che potrebbero tenerlo sveglio; meglio un bagno caldo, un massaggino o una fiaba

La sicurezza
Conservate i prodotti potenzialmente velenosi (come detersivi, detergenti, medicinali e vernici) nelle loro confezioni e al di fuori dalla portata dei bambini; un’idea può essere tenerli in un armadietto chiuso a chiave o con un lucchetto. Appena possibile, insegnate al piccolo a comporre il numero di emergenza medica. Acquistate i necessari dispositivi di sicurezza per bambini – ad esempio per proteggere gli spigoli e le prese – e proteggete le sbarre del balcone con una rete, una scala ripida con un cancellato e via dicendo. Assemblate un kit di pronto soccorso da tenere in casa.

Le allergie
Tenete gli animali domestici fuori dalla cameretta del vostro bambino. Lavate regolarmente il coprimaterasso e le lenzuola del piccolo, magari aggiungendo al detersivo un apposito prodotto disinfettante. Il bagno utilizzato dal bambino deve essere sempre ben pulito e ben ventilato. Anche i peluche devono essere regolarmente lavati in lavatrice; insetti e topi vanno tenuti lontani conservando correttamente gli alimenti e tenendo puliti gli scarichi.
Con lo svezzamento, i cibi solidi vanno introdotti gradualmente; la quantità di latte vaccino va aumentata progressivamente per migliorare l’intolleranza.
Tende e tappeti voluminosi andrebbero rimossi nella stanza di un neonato, e comunque tenuti sempre puliti dove vive un bambino

Il nutrimento
Anche in questo caso è bene assecondare il più possibile l’appetito del bambino, non costringendolo mai a mangiare se non è affamato.
Durante l’orario dei pasti è bene spegnere la televisione e togliere libri e giocattoli dal tavolo, e non permettere ai bambini di correre e giocare – anche per ridurre il rischio di soffocamento.
Il bambino deve abituarsi a non essere capriccioso nel cibo: evitate quindi di preparare pasti separati per lui o di dare un dessert come premio, inculcando così l’idea che il cibo dolce sia in qualche modo migliore e speciale. I pasti vanno serviti tutti i giorni più o meno allo stesso orario, equilibrati in modo da fornire il giusto apporto di proteine, vitamine, carboidrati etc.
Date il buon esempio mangiando una varietà di cibi sani, portando il piccolo con voi dal fruttivendolo e facendogli scegliere frutta e verdura. Guardate i vostri bambini mentre mangiano assicurandovi che mastichino lentamente e completamente. Insegnate loro a lavarsi le mani prima di mangiare e dopo aver usato il bagno.

Fonte: pianetamamma.it

Arriva la Nespresso per preparare il biberon

Capsule diverse per ogni età del bebè. E il biberon è pronto in meno di un minuto

macchina babynes

Si chiama BabyNes ed è l’ultima trovata del gruppo Nestlè. Si tratta di una macchina simile alla Nespresso per fare il biberon con il latte in polvere.

Come funziona?
Si inserisce la capsula, si seleziona la temperatura desiderata e si preme un bottone. Il latte riempirà il biberon nel giro di un minuto. Un’operazione facile e rapida che si potrà fare anche usando una sola mano, quindi tenendo il bambino in braccio.
A disposizione varie capsule a seconda dell’età del bambino. In ogni capsula una quantità variabile di latte.
BabyNes è già commercializzato da circa un anno in Svizzera e tra pochi giorni approderà in pochi, esclusivi, negozi parigini al costo di 200 euro (la confezione da 26 capsule costerà 40 euro). Praticamente un oggetto di lusso, destinato a un’elite di genitori che non vogliono perdersi un acquisto glamour ed esclusivo, nemmeno quando si tratta di nutrire il proprio bebè.

Non è la prima volta che sul mercato viene introdotta una macchinetta per preparare un “biberon espresso”. Ma il precedente Biberon Expresso di Béaba fu un flop, ciononostante Nestlè ci riprova. Convinta di poter emulare il planetario successo ottenuto con la Nespresso, la macchinetta per fare l’espresso a casa propria, che ha avuto un exploit sorprendente negli ultimi anni.

Il target di consumatori non è solo quello di genitori alla moda, che preferiscono spendere dei soldi in più pur di accaparrarsi un oggetto di culto che dovrebbe anche facilitare la vita (addio a scalda-biberon, latte in polvere, acqua minerale e misurini), ma anche quello di genitori preoccupati per le colichette notturne. BabyNes, infatti, promette di eliminare il problema dei grumi nel latte.

Fonte: pianetamamma.it

Parto in ipnosi

Indiscrezioni affermano che la duchessa Kate Middleton si stia orientando verso il parto in ipnosi. Ma come funziona e perché si usa la tecnica dell’ipnosi per il parto?

parto ipnosi

Alcune fonti affermano che la Duchessa Kate Middleton starebbe pensando all’ipnosi come tecnica da usare al momento del travaglio e del parto per ridurre il dolore e attenuare le sensazioni spiacevoli.
D’altra parte, è risaputo, a giocare un ruolo chiave nella percezione del dolore durante le ultime fasi della gravidanza sarebbe proprio la paura, capace di condizionare o quanto meno di accrescere la sofferenza provata. La maggior parte delle tecniche utilizzate, quindi, per ridurre il dolore sono finalizzate non tanto a cancellarlo (il dolore durante parto e travaglio è, in un certo senso, fisiologico. Dal momento che l’utero ha fisiologicamente bisogno di prepararsi all’espulsione del bambino. Alla sua venuta al mondo). Lo scopo, dicevamo, non è, quindi, quello di cancellare il dolore, quanto piuttosto di insegnare alle future mamme ad assecondarlo, accettandolo senza opporvi una resistenza.
Epidurale a parte, dunque, praticabile, comunque, in fase di travaglio attivo e non prima, il modo migliore per soffrire meno, è assecondare la natura, lasciando che faccia il suo lavoro. Attraverso la respirazione, posizioni che agevolino l’appianamento del collo dell’utero e la discesa del bambino, e, se possibile, la cancellazione della paura.
Questo lo scopo dell’ipnosi durante travaglio e parto.

PARTO IN IPNOSI: COME AVVIENE
L’ipnosi, o meglio autoipnosi, non è finalizzata, quindi, all’eliminazione del dolore. Piuttosto, è utile per attenuarne la percezione rendendolo di fatto tollerabile alla partoriente che non ne ha coscienza. In questo modo, viene meno anche la paura, spesso responsabile di travagli faticosi e decisamente dolorosi.
Durante le sedute preparatorie, alla donna vengono insegnate le tecniche per arrivare alla suggestione ipnotica e, di conseguenza, alla modulazione del dolore: il rilassamento e la respirazione (un po’ come avviene con il training autogeno). Al contempo, si impara ad accelerare la fase del travaglio con esercizi mirati ad agevolare la dilatazione dell’utero e l’elasticità del perineo. Infine, ma non di secondaria importanza, la futura mamma ha la possibilità di conoscere meglio il proprio corpo e la sua capacità di sopportazione del dolore.
In altre parole, e a dispetto di quello che si potrebbe pensare, la partoriente viene messa nella condizione di modulare il livello di dolore da sola pur rimanendo vigile nella percezione di ciò che le sta accadendo.
Generalmente, per poter, poi, effettivamente, mettere in pratica le tecniche di autoipnosi, sono necessarie almeno 8 incontri, a partire dal settimo mese di gravidanza, guidati da personale esperto. Durante gli incontri, le diverse fasi del travaglio e del parto vengono analizzate e spiegate e per ciascuna di esse viene proposto un percorso da seguire. Diverso, infatti, è il ruolo della donna durante i prodromi, il travaglio attivo e la fase espulsiva.

Fonte: Manuela Magri per bambinopoli.it

Primi sintomi di gravidanza

Ecco i primi sintomi che possono far presupporre alla futura mamma l’avvenuto concepimento.

gravidanza primi sintomi

Molte donne scoprono di essere incinta qualche giorno dopo la data presunta dell’arrivo delle mestruazioni, quando un test di gravidanza conferma i loro sospetti. Chiaramente, se il ciclo è regolare e ci sono stati rapporti sessuali nel periodo dell’ovulazione (che generalmente, corrisponde al 14° giorno a partire dal 1° giorno dall’arrivo delle ultime mestruazioni), il calcolo risulta molto più semplice e l’amenorrea (ossia l’assenza delle mestruazioni) può rappresentare, in questi casi, un chiaro segnale dell’avvenuto concepimento.
In caso, però, di cicli irregolari, capire se la fecondazione è avvenuta e, quindi, ci si trova già in dolce attesa, oppure no, può risultare più difficile. Il ritardo mestruale, infatti, può apparire alla futura mamma come un fatto normale, cui dare poco peso.
Esistono, però, altri “sintomi” che possono insospettire la donna mettendola sul chi va là sulle trasformazioni che il suo corpo sta subendo per accogliere l’embrione.

ASCOLTARE IL PROPRIO CORPO SENZA FALSE ILLUSIONI
Prima di elencarvi alcuni tra i sintomi più comuni che segnalano l’inizio di una gravidanza, è d’obbligo una premessa. Non tutte le gravidanze sono uguali e ogni donna vive esperienze e sensazioni sue proprie che non possono essere catalogate.
I sintomi che elencheremo, quindi, possono anche non essere presenti, o essere presenti solo in parte. O ancora, essere semplicemente il segnale dell’arrivo delle mestruazioni.. Talvolta possono anche essere determinati dal forte desiderio della donna di rimanere incinta. Lo stesso ritardo mestruale può essere dovuto all’ansia di essere (o non essere) incinta.
Indipendentemente, quindi, dalla presenza o meno di segnali più o meno evidenti, sarà solo il test di gravidanza (da eseguire, per sicurezza, almeno un paio di giorni dopo la data presunta dell’arrivo delle mestruazioni) a confermare l’avvenuto concepimento.

SINTOMI DI GRAVIDANZA: COLPA DEGLI ORMONI
I sintomi precoci della gravidanza, che alcune donne percepiscono già dal concepimento e, comunque, molto prima dell’amenorrea, sono chiamati fenomeni simpatici della gravidanza e sono causati dagli sconvolgimenti ormonali che fanno seguito alla fecondazione dell’ovulo. In particolare, nelle primissime fasi dopo la fecondazione, a intervenire pesantemente è un ormone – il Beta HCG – la cui presenza o meno determina la positività o negatività del test di gravidanza. Sotto il suo effetto, il corpo subisce profonde trasformazioni, indispensabili per permettere il buon proseguimento della gravidanza.
Ecco, dunque, che a ridosso della data del presunto arrivo delle mestruazioni (e, in alcuni casi, anche prima), alcune donne possono percepire i seguenti segnali, per certi aspetti non molto diversi da quelli del periodo premestruale.

Tensione al seno: questo sintomo può essere facilmente confuso con il classico turgore premestruale e si presenta, generalmente, qualche giorno prima del presunto arrivo delle mestruazioni. A causa della presenza del progesterone, il seno appare gonfio e dolorante provocando, al tatto, dolore e fastidio. I capezzoli sono irritabili e molto sensibili. Le vene delle mammelle più evidenti, l’areola è più scura e sulla sua superficie possono fare la loro comparsa dei piccoli rilievi chiamati Tubercoli del Montgomery (sono le ghiandole che serviranno durante l’allattamento per produrre una sostanza disinfettante e lubrificante).
Tensione addominale: sintomo difficilmente riconoscibile e che può facilmente essere confuso con il senso di pesantezza addominale che caratterizza il periodo premestruale. È la conseguenza degli sconvolgimenti ormonali che si stanno verificando all’interno del corpo.
Dolori al basso ventre: questo sintomo non è molto diverso da quello che precede l’arrivo delle mestruazione e può essere facilmente confuso.
Perdite ematiche: poco frequenti, non vanno confuse con le perdite mestruali e non devono assolutamente insospettire la futura mamma. Il più delle volte, infatti, sono dovute a un’atrofia di segmenti di decidua. Possono essere sia rosse che di colore scuro e non sono mai eccessivamente abbondanti.
Stanchezza: spossatezza, colpi di sonno improvvisi, senso di fatica, apatia… sono sintomi comuni che non dipendono dalle ore di sonno. Potrà capitare di addormentarsi davanti alla televisione, leggendo un libro, persino al cinema. Nulla di preoccupante. Si tratta semplicemente della conseguenza del lavoro incessante compiuto dagli ormoni per permettere il buon proseguimento della gravidanza.
Nausea: la nausea, che interessa il 50% delle donne incinta, è molto comune nel primo trimestre di gravidanza e può fare la sua comparsa già nelle primissime settimane, prima dell’amenorrea. Per molte donne è il primissimo segnale dell’avvenuto concepimento. È facilmente distinguibile dalla nausea dovuta ad altre cause perché è apparentemente immotivata. Può fare la sua comparsa in qualsiasi momento della giornata o può essere una sensazione costante durante tutto il giorno. Quasi mai è accompagnata da vomito (per lo meno all’inizio) e non compromette necessariamente l’appetito. È spesso causata da un odore percepito come molto forte e fastidioso (aumenta, infatti, in queste prima fasi la sensibilità agli odori che rende disgustosi anche odori percepiti come “buoni” fino a qualche tempo prima) ed è spesso accompagnata da un aumento della salivazione.
Tendenza a urinare più spesso: è un sintomo molto frequente che si manifesta qualche giorno prima la mancata mestruazione ed è dovuto alla maggiore spinta sulla vescica da parte dell’utero.
Aumento della temperatura basale: nella seconda metà del ciclo, ossia dall’inizio dell’ovulazione fino alla comparsa delle mestruazioni, la temperatura basale (che va misurata la mattina presto con un termometro apposito venduto in farmacia) aumenta stabilizzandosi intorno ai 37°C. Il perdurare di questo innalzamento a oltre il periodo di concomitanza della mancata mestruazione è segnale sicuro dell’avvenuto concepimento. È importante, però, che la temperatura sia stata registrata tutti i giorni del ciclo (ossia dal primo giorno dell’ultima mestruazione fino al presunto giorno di quella mancata). Solo così, infatti, il test può essere attendibile.

TEST DI GRAVIDANZA
I test di gravidanza attualmente in commercio (costo intorno agli 8€. Possono essere acquistati anche al supermercato) sono molto attendibili e lo sono senza ombra di dubbio qualora il risultato sia positivo. Si tratta, infatti, di striscioline reattive che si colorano in presenza dell’ormone Beta-HCG.
Per essere attendibili (e non dare, quindi, un risultato negativo qualora sia positivo) andrebbero eseguiti utilizzando l’urina del mattino, in cui è presente un’alta concentrazione di ormone. Il risultato è molto veloce essendo leggibile già 2 minuti dopo l’esecuzione del test.
Il test può essere eseguito già a partire dall’8° giorno dopo l’ovulazione e, quindi, prima della mestruazione attesa. Dal momento, però, che l’ovulazione può anticipare o posticipare e che non sempre la presenza del Beta-HCG è tale da condizionare il risultato del test, si consiglia di effettuarlo solo qualche giorno dopo la presunta data delle mestruazioni.

Fonte: Alessia Altavilla per bambinopoli.it

Il mio bambino in 4d

È l’evoluzione dell’ecografia in 3D e permette di studiare in dettaglio le funzioni vitali del bambino durante la gravidanza.

ecografia 4d

Non è destinata a sostituire l’ecografia tradizionale a due dimensioni, ma ad affiancarla nel caso in cui, dall’analisi di quest’ultima, emergano segnali che facciano sorgere dubbi in merito allo stato di salute del bambino. Si tratta, in pratica, di uno strumento a disposizione della scienza per studiare in dettaglio, in modo accurato e con pochissimo scarto di errore, le funzioni vitali del nascituro all’interno del grembo materno.
Rispetto alle eco piatte e in bianco e nero, ma anche rispetto agli esami in 3D, permette di visualizzare un maggior numero di immagini con una sequenza di fotogrammi velocissima (20 al secondo) regalando a chi guarda la sensazione di assistere a una specie di ‘film’ del bimbo che si muove, dorme, si succhia il pollice, fa le capovolte… nella pancia della mamma.
Stiamo parlando delle ecografie in 4D, novità assoluta in fatto di esami in gravidanza, e strumento ulteriore di analisi per i medici. Dal punto di vista dei genitori, infine, l’emozione è assicurata e le future mamme e i futuri papà possono imparare a conoscere il loro bambino già durante i nove mesi di attesa. Tra le potenzialità delle ecografie in 4D, infatti, la possibilità di osservare da vicino le espressioni del volto del piccolo, i suoi lineamenti, il suo modo di muoversi (o di non muoversi)…

L’ecografia in 4D non è un esame di routine ed è per questo che alla gestante viene sempre richiesto di eseguire prima un’eco classica. Non rientrando, poi, nelle visite di laboratorio tradizionali della gravidanza, non viene passata dall’Assistenza Sanitaria Nazionale a meno che, dagli esami effettuati, non risultino problemi che potrebbero compromettere la salute del piccolo. In tal caso, il medico curante potrebbe consigliare altri esami tra cui anche una seduta di controllo quadridimensionale che, rientrando nelle prestazioni garantite, viene fornita gratuitamente dall’ospedale.
Il momento più indicato per ricorrere all’ecografia volumetrica è tra la sedicesima e la ventesima settimana di gestazione quando è possibile controllare, con pochissimo scarto di errore, il corretto sviluppo degli organi e individuare cardiopatie congenite (un bambino su 100 ne è colpito) che sfuggono alle ecografie tradizionali e la cui diagnosi precoce permette di programmare interventi mirati. Inoltre, la 4D consente di scoprire lievi alterazioni nella forma del viso del nascituro che potrebbero nascondere anomalie genetiche.

Centri pubblici in cui effettuare l’ecografia in 4D

Milano: Ospedale Vittore Buzzi e Ospedale Bassini
Como: Ospedale Valduce
Torino: Ospedale Sant’Anna
Trieste: Ospedale Burlo Garolfo
Roma: Ospedale Sant’Andrea e Policlinico Umberto I
Napoli: Università Federico II
Bari: Ospedale di Venere
Cagliari: Presidio ospedaliero microtermico
Catania: Nuovo presidio ospedaliero Garibaldi

Fonte: bambinopoli.it

Come gestire i primi amori dei bambini

Anche i bambini si innamorano, ma quando succede come dobbiamo comportarci noi genitori per gestire i primi amori dei bambini?

come gestire i primi amori

I primi amori dei bambini, ci fanno sorridere, ci danno un senso di tenerezza e spesso tendiamo a giudicarli come qualcosa di poco serio.

Ma l’amore non è una prerogativa degli adulti, anche i bambini, fin da piccolissimi, sperimentano una forma di amore speciale, un’amicizia del cuore verso un loro coetaneo e qualche volta anche verso qualcuno più grande, che vivono con diverse modalità secondo l’età e il loro carattere.
I primi amori dei bambini hanno la stessa intensità di quelli degli adulti, con la differenza che sono quasi sempre degli slanci spontanei e intensi, privi di malizia.

Quasi sempre i bambini si innamorano di compagni di scuola o di giochi, di qualcuno con cui si sentono complici, con cui condividono fantasie e piccoli segreti infantili e con cui a volte costruiscono una coppia simbiotica: mangiando le stesse cose, vestendosi allo stesso modo, appassionandosi alle stesse cose.

Provano sentimenti intensi fatti anche di cocente gelosia e desiderio di esclusività. Non sono rare infatti reazioni di rabbia e frustrazione se l’altro o l’altra, dedica delle attenzioni a qualcun altro o mostra poco interesse.
Possono provare intensa tristezza se il loro amato non corrisponde il loro slancio, se è assente da scuola, se accade qualche evento spiacevole come una malattia o un altro imprevisto.
Allo stesso tempo, come accade per noi adulti, i sentimenti che provano rappresentano una sorta di spazio privilegiato dentro di loro, una zona emotiva protetta e privata, un luogo delicato che pretende di essere rispettato.

Per noi genitori è importante accompagnare i bambini nel loro percorso di scoperta dell’amore, ponendo le basi proprio nell’infanzia per un’affettività equilibrata e positiva.

Il rispetto è uno dei valori fondamentali di ogni legame affettivo e in questo senso è importante innanzitutto che noi genitori rispettiamo i primi amori dei bambini, senza deriderli o sminuirli, specialmente in presenza di altre persone.
In secondo luogo è bene abituare i bambini al rispetto degli altri e di sè stessi, al rispetto delle differenze e a sperimentarlo nel comportamento quotidiano. Sia fisico che emotivo.
Dare qualche consiglio pratico può essere utile per aiutare i bambini a confidarci i loro sentimenti, in modo di mantenere questa confidenza anche per quando saranno più grandi. Senza forzature e sempre guardando le cose dalla loro altezza: idee semplici che siano in grado di comprendere.
Ascoltiamoli, approfittando per iniziare un’educazione dei sentimenti che segue il loro processo di evoluzione nel difficile percorso di diventare grandi.
Diamo la giusta importanza alle loro emozioni e aiutiamoli ad esprimerle in modo positivo, incoraggiandoli ad avere fiducia, autostima e sincerità.

Fonte: Paola Caselli per deabyday.tv

Come finanziare una App per bambini ciechi

E’ in corso una campagna di raccolta fondi per finanziare una App per i bambini ciechi. Un progetto che sarà disponibile gratuitamente per smarthphone e tablet.

finianziare app per bimbi ciechi

In Italia ci sono più di quattromila bambini in età scolare non vedenti o ipovedenti. Al momento l’unica possibilità di apprendimento per loro sono i testi in linguaggio Braille e ovviamente l’insegnamento sonoro.

Ma ci sono materie come la matematica che hanno bisogno di operazioni complesse, come ad esempio mettere i numeri in colonna per fare una somma o una sottrazione, operazioni che per un bambino non vedente sono tutt’altro che semplici.
Per questo motivo la EveryWare Technologies, spin off dell’Università degli Studi di Milano, ha elaborato un nuovo progetto per realizzare una App per i bambini ciechi per insegnare loro la matematica.

Da una prima sperimentazione effettuata con un prototipo si è potuto dimostrare che l’utilizzo di una App installata su tablet riesce ad essere molto efficace perchè i bambini non vedenti riescono ad eseguire operazioni anche complesse attraverso il tocco dello schermo, guidati da comandi sonori.

La App aiuta a migliorare anche le abilità visuo-spaziali oltre che quelle matematiche.
Math Melodies è in grado di migliorare la qualità dell’apprendimento per i bambini con disabilità visive e semplificare la vita perchè in ogni momento, ovunque sono, i bambini potranno fare esercizi di matematica sul tablet in un ambiente interattivo.

Math Melodies sarà sviluppata per essere coinvolgente anche per i bambini normovedenti. Così, i bambini normovedenti e con disabilità visive possono imparare e divertirsi insieme mentre fanno esercizi di matematica.

La App si chiama Math Melodies ma il progetto è allo stato di prototipo e deve essere sviluppato prima di poter essere reso disponibile gratuitamente. Per il suo sviluppo occorrono 15mila Euro, una cifra irrisoria rispetto all’utilità dell’obiettivo.
EveryWare Technologies ha quindi lanciato una Campagna pubblica di raccolta fondi, per poter finanziare il progetto Math Melodies.

Fino al 6 luglio sarà possibile fare una donazione attraverso il sito dell’iniziativa che è http://www.mathmelodies.everywaretechnologies.it
La raccolta ha un vincolo preciso, cioè raggiungere la quota di 15mila Euro, che è la cifra esatta con la quale sarà realizzata la App entro 4 mesi, in almeno due lingue. (italiano e inglese)

Si possono fare donazioni libere da 10 a 300 euro come privati
da 10 a 5000 euro come associazione o azienda
donando 1000 euro si potrà finanziare la traduzione in un’altra lingua straniera
ogni somma raccolta oltre i 15mila euro sarà destinata ad aggiungere esercizi e funzionalità alla App
Tutte le donazioni sono vincolate al raggiungimento dell’obiettivo della somma totale che, se non verrà raggiunta, comporterà la restituzione di tutte le offerte arrivate.

Fonte: Paola Caselli per deabyday.tv

Come insegnare ai bambini a mangiare da soli

Imparare a mangiare da soli per i bambini è una grande conquista che può essere più facile e veloce con il nostro aiuto.

imparare a mangiare da soli

Insegnare ai bambini a mangiare da soli è un prima grande conquista che li porterà presto a poter stare a tavola con noi.

Ogni nuova competenza per i bambini è solo questione della possibilità che hanno di sperimentare

Per ogni bambino c’è un percorso graduale che inizia fin dalla nascita, attraverso il quale così come imparano a nutrirsi al seno, hanno bisogno di imparare a bere da un bicchiere, utilizzare le manine per prendere, i piedini per camminare e così via.
In questo percorso però quanto più noi genitori diamo loro la possibilità di provare e ripetere, tanto più sarà facile e veloce per loro apprendere e gestire una nuova competenza.

Bere dalla tazza e dal bicchiere

Possiamo iniziare a insegnare al bambino a bere dal bicchiere o dalla tazza già intorno al 5° mese. Gli diamo il bicchiere con poca acqua dentro e lo aiutiamo a imparare a tenerlo con le sue manine. Pieghiamo un po’ per insegnargli a sorseggiare.

Più volte lo ripete e più velocemente imparerà a bere dal bicchiere e in poco tempo sarà perfettamente in grado di tenerlo e maneggiarlo da solo.
Usare il cucchiaio

Per imparare a utilizzare il cucchiaio i bambini hanno bisogno di più tempo perchè è una competenza più complessa e anche perchè devono imparare a gestire l’istintivo afferrare con le manine.

Per noi ci vorrà una buona dose di pazienza fino più o meno i 10 mesi di età. Accompagnamo gentilmente la sua manina per fargli imparare il movimento e a coordinare il polso per portare il cibo alla bocca.

Mettiamo in conto tante minestre e pappe spruzzate in giro e la fiducia che, anche in questo caso, più spesso gli permettiamo di provare e di ripetere, lodandolo per i successi e incoraggiandolo e più velocemente imparerà.
Fino a quando il bambino non ha imparato a gestire il cucchiaio, mentre lui sperimenta, lo imbocchiamo con il pasto in modo che si alimenti regolarmente.

Per i bambini il rapporto con il cibo cammina insieme a quello con noi genitori. Fino a tutto il primo anno di età i bambini non sono in grado di alimentarsi se non c’è un adulto che li allatta o li imbocca e li mantiene anche fisicamente in una posizione corretta.
Iniziato lo svezzamento lentamente il bambino inizierà ad avere maggiore competenza anche con la manualità.

Bisognerà aspettare fino a 18/24 mesi perchè il bambino possa essere autonomo e capace di utilizzare le posate per mangiare. Ma in questa fase è molto importante il contesto di serenità che lo circonda nel momento del pasto e il fatto di partecipare ad un momento familiare di incontro attorno alla tavola.
Usare la forchetta e il coltello

Dopo che il bambino ha raggiunto una buona competenza con il cucchiaio, potremo iniziare a fargli sperimentare la forchetta.

Utilizziamo una posata di plastica di misura adatta al bambino e prestiamo molta attenzione perchè non si faccia male.
Il coltello sarà l’ultima delle competenze che potrà imparare a gestire e come per tutte le altre, molto dipende da quanto noi abbiamo la pazienza di insegnargli i gesti corretti, accettare tutti i suoi tentativi e incoraggiarlo a raggiungere il risultato premiandolo.

Fonte:Paola Caselli per deabyday.tv

300 euro per le mamme che lavorano

Il bonus bebè 2013 per le famiglie consta in 300€ in più in busta paga per contribuire al pagamento di nido o baby sitter. Solo le mamme che lavorano, però, ne hanno diritto.

mamme che lavorano

Cambia la formula del bonus bebè che si era configurato fino a ora come una cifra simbolica elargita a chiunque avesse avuto un figlio entro l’anno.
Con la Riforma del Lavoro del Ministro Fornero, invece, per il prossimo triennio ad avere diritto a un indennizzo sono solo le mamme che scelgono di tornare a lavorare dopo i mesi della maternità obbligatoria.
Per loro, per un intero semestre e, comunque, entro il compimento del primo anno del bambino, 300 euro netti al mese, da richiedere in alternativa al congedo facoltativo, spendibili per la retta del nido o per la baby sitter.
Nel primo caso, l’INPS verserà direttamente la quota alla struttura lasciando ai genitori l’onere di completare il pagamento. Nel secondo caso, la famiglia avrà l’obbligo di dimostrare che il bambino è effettivamente affidato a una tata durante le ore lavorative della mamma.

Obiettivo della riforma quello di sostenere il lavoro femminile a fronte di un dato che vede il 24% delle donne rinunciare al posto di lavoro dopo la nascita del figlio.

E PER I PAPA’
La stessa normativa prevede che anche i padri abbiano diritto a un giorno di paternità obbligatoria e due giorni di congedo facoltativo alternativi, però, questi ultimi a quelli richiesti dalla madre.
Una piccola rivoluzione culturale (è la prima volta che in Italia si sente parlare di ‘paternità obbligatoria’) che ha lasciato, però, scontenti tutti dati i pochi giorni concessi al padre a sostegno della famiglia.

Fonte: Manuela Magri per bambinopoli.it